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PIAN D'ALMA

Pian d'Alma è una frazione dei  di Castiglione della Pescaia e Scarlino.

La frazione è situata nella piana del fiume Alma, che da Poggio Ballone scende verso il mare fino a sfociare nel Tirreno. Da Pian d'Alma si possono inoltre raggiungere facilmente tre note e suggestive calette del comune di Scarlino: Cala Civette, Cala Violina e Cala Martina. La piana è un'area naturale protetta denominata padule Pian d'Alma.

Il casale dell'Alma, con corte e castello, oggi scomparso, sorse nel primo Medioevo nei poggi presso il torrente omonimo, e vi ebbero giurisdizione i vescovi di Roselle e i conti Della Gherardesca. Nel 1118, uno dei vescovi vendette la villa della corte ai monaci dell'abbazia di San Bartolomeo a Sestinga, mentre il conte Ugo Della Gherardesca e sua moglie Ermengarda avevano venduto nel 1075 la metà del castello, con il porto presso la foce del fosso Alma, e i terreni che dalla foce vanno a Punta Troia, per 1040 soldi. Il castello cadde in rovina e già nel 1183 risultava diroccato e privo di abitanti, come rinvenuto in un documento redatto presso l'Ospedale di San Leonardo di Stagno, che lo aveva acquistato l'anno precedente. L'antico insediamento, dalle descrizioni dei vari atti notarili, risultava essere situato nei monti di Tirli tra il torrente e l'eremo di Malavalle; alcuni identificano il vecchio castello e relativo borgo di Pian d'Alma con il Castello di Maus, fortificazione risalente all'XI secolo che venne misteriosamente abbandonato.
Nel corso dei secoli, l'abitato ha poi continuato a svilupparsi nei pressi della Torre d'Alma, torre di avvistamento costruita nel X secolo come possedimento dell'abbazia di Sestinga. Il territorio nel corso del XIV secolo passò alla Repubblica di Siena e, dal 1398 in poi, si ritrovò proprio ai confini tra il Principato di Piombino e il Granducato di Toscana. Vista la variabilità nelle varie epoche dei limiti dei due stati, l'intero abitato passava spesso da una giurisdizione all'altra, fino alla sua definitiva annessione al Granducato di Toscana avvenuta nel 1815.
Negli anni cinquanta del XX secolo, il vescovo di Grosseto monsignor Paolo Galeazzi, intuì l'esigenza degli abitanti di Pian d'Alma di possedere una propria parrocchia indipendente e fece costruire un complesso parrocchiale all'interno della frazione.
  • Chiesa della Madonna del Rosario, edificio di culto di riferimento della frazione, è situata nella parte di Pian d'Alma che è amministrazione del comune di Scarlino. Fu sede di parrocchia istituita dal vescovo Paolo Galeazzi l'8 maggio 1946, riconosciuta poi civilmente il 29 novembre 1948. La chiesa venne però realizzata solamente dieci anni dopo, quando fu affidato il progetto all'ingegnere Ernesto Ganelli. La prima pietra fu posizionata nel 1958 e la chiesa ultimata e consacrata l'anno successivo. Nel 1989 la parrocchia è stata soppressa e da allora è unita a quella della Consolata di Punta Ala. L'edificio si presenta in stile neoromanico.

  • Torre d'Alma, situata nella parte di Pian d'Alma che è amministrazione del comune di Castiglione, risale al X secolo e fu proprietà prima dell'abbazia di Sestinga e poi dei conti Della Gherardesca, prima di venire conquistata dai senesi nel XIV secolo. Si presenta con il caratteristico aspetto di casa-torre, addossata ad alcuni edifici rurali posticci realizzati nei medesimi materiali.
  • Torre Civette, situata su di un'altura di Poggio Carpineta sopra all'omonima caletta sul mar Tirreno, risale al XVI secolo e svolgeva funzioni di avvistamento per il Principato di Piombino. Ha subito dei rifacimenti nel XVIII secolo ed è oggi trasformata in abitazione privata.
  • Castel Maus, situato su una collina poco lontano da Pian d'Alma, fu fatto costruire da Cristina II nel corso dell'XI secolo ed è documentata la sua esistenza in un documento del 1075. La fortificazione risultava già abbandonata nel XVI secolo e non si conosce la storia di questo edificio, né di chi lo abitò. Sulla collina sono oggi visibili i ruderi della monumentale struttura.

  • Parco archeologico di Poggio Tondo: situato lungo il corso dell'Alma, nell'entroterra prima dei monti di Tirli; alcuni scavi condotti a partire dagli anni ottanta del XX secolo hanno permesso il ritrovamento di una necropoli con quattro tombe a tumulo (denominate tomba del Tamburo, tomba del Carro, tomba del Cippo e tomba delle Due Porte), databile dalla metà del VII alla metà del VI secolo a.C., oltre che un edificio isolato da identificarsi come fattoria, in uso fino alla fine del VI secolo a.C.

PUNTONE DI SCARLINO

Il Puntone di Scarlino (già Portiglione o Portiglioni) è una frazione del comune di Scarlino

Il Puntone è situato lungo la costa tirrenica presso la baia di Portiglioni, alla foce del canale allacciante del padule di Scarlino, all'interno del golfo di Follonica. La località dista circa 40 km da Grosseto e poco più di 7 km dal capoluogo comunale.

La frazione del Puntone sorge in un'area anticamente occupata dal lago di Scarlino, oggi divenuto palude, sulle cui sponde si era sviluppato, dal IV secolo a.C., un insediamento a vocazione manifatturiera e siderurgica. Tra la fine del III secolo a.C. e la prima metà del secolo successivo è documentata la presenza di un vivace porto situato nel lembo di costa tra il Puntone e Portiglioni, identificabile con lo scomparso Portus Scabris citato da Tito Livio, attivo nel commercio del minerale ferroso dell'isola d'Elba, vino, olio e vasellame. Alla fine dell'età repubblicana, il sistema portuale viene potenziato e l'insediamento diviene un vero e proprio centro industriale su vasta scala: sono questi gli anni in cui vengono realizzati impianti termali, strutture ricettive e il vasto complesso edilizio della Manliana, stazione di posta per la sosta e il ristoro dei viandanti. A partire dalla fine del I secolo a.C. si assiste in tutti i territori di Populonia ad un crisi dell'industria siderurgica e la principale attività di queste terre diviene l'agricoltura: numerose sono le ville e le fattorie che in questo periodo sorgono intorno al lago e all'insediamento portuale
Con il II secolo d.C. si ha un progressivo spopolamento delle campagne, ma Portus Scabris rimane un centro vitale e anche dopo la caduta dell'impero romano il porto continua ad offrire riparo e rifornimenti alla navi. A cominciare dal VI-VII secolo d.C., tuttavia, il centro inizia ad essere sempre meno frequentato e lo scalo poco sfruttato. In epoca alto-medievale, lo scalo rientra nel territorio del castello di Alma, e in un atto di vendita dell'abbazia di San Bartolomeo a Sestinga, datato 22 settembre 1104, la località è citata con il nome di Portiglione: è attestata la presenza di una chiesa dedicata a San Severo, probabilmente filiale della perduta pieve di San Giovanni. Passata sotto il dominio di Pisa, la località è menzionata nello statuto (il Breve) del 1286, dove si rammenta di una via selciata che attraversa lo stagno detto di Portiglioni. Lo scalo di Portiglioni è utilizzato anche nel corso del XIV secolo, e seppure ormai considerato alla stregua di un porticciolo, è ancora in grado di accogliere una nave di grande dimensioni quale la galea: lo dimostra una sentenza del 14 settembre 1311 emessa dal conte Federico da Montefeltro nei confronti di Chellino Picciuoli, il quale aveva scaricato il grano con la propria barca al porto di Portiglioni invece che a quello di Piombino come gli era stato richiesto. Nel corso di tutto il medioevo, tuttavia, il commercio è assai ridotto e si limita a sale e grano. A partire dal XVI secolo, il territorio del Puntone si spopola progressivamente, fino ad essere quasi abbandonato per l'insalubrità dell'aria, dovuta all'impaludamento del lago, e la diffusione della malaria: nel XVIII secolo, tuttavia, il porticciolo è ancora utilizzato come scalo da piccoli bastimenti.
Nel XIX secolo, sotto i Lorena, viene avviato il programma di bonifica del padule. Tra il 1832 e il 1836 è scavato il canale allacciante ed eliminato lo scalo interno al lago, mentre quello esterno torna ad essere nuovamente utilizzato a partire dai primi anni del Novecento, quando dal 1905 vengono costruite le prime teleferiche per il trasporto della pirite da cui ricavare l'acido solforico. Tra il 1910 e il 1956, inoltre, vengono riutilizzate le scorie risalenti all'epoca romana accumulatesi sul cordone sabbioso che separava il lago dal mare, nell'area oggi chiamata Poggetti Butelli, che significò la perdita di importanti dati archeologici.
Tra il 1960 e il 1962 viene realizzato il canale artificiale a servizio del nuovo impianto chimico del Casone e durante la sua costruzione sono impudentemente distrutti resti di edifici romani. Con l'avviamento del vicino impianto del Casone (1962) e la successiva chiusura dell'attività di imbarco pirite nel 1978, il Puntone cessa per sempre la propria storica attività industriale e diviene una frequentata località balneare, grazie alla bellezza delle proprie spiagge e la presenza di piccole calette poco frequentate da un turismo di massa. Nel 2003 viene inaugurato il porto turistico Etrusca Marina, rendendo il Puntone una pregiata località balneare di élite.

L'elemento di maggiore interesse della frazione è costituito dalla struttura del casello idraulico del Puntone, realizzato nel 1905 su progetto di Tommaso Lamberti. Si presenta come una tipica costruzione che riflette l'eclettismo architettonico dei revival dei primi del Novecento. Dal 2009 ospita all'interno il Museo archeologico di Portus Scabris.] Interessante anche l'adiacente magazzino e la struttura del ponte a cateratte sul fiume Pecora. Presso il porto turistico è situato invece il monumento a Giuseppe Garibaldi, cippo in marmo posto il 2 settembre 2007 dall'associazione "Il Risveglio di Cala Martina", a ricordo degli eventi dell'estate 1849 che videro il patriota italiano sfuggire agli inseguitori imbarcandosi dalla vicina Cala Martina. Un ulteriore monumento è infatti situato sulla spiaggia della caletta ed è opera dello scultore Tolomeo Faccendi.
Della chiesa di San Severo, documentata in epoca alto-medievale, non è rimasta traccia, ma sono stati rinvenuti resti murari con paramenti esterni realizzati con ciottoli fluviali appartenuti alla fonte – che la tradizione riteneva miracolosa in quanto benedetta da san Severo – presso la quale si trovava la chiesa. Allo stesso modo, anche della Torre di Portiglioni, torre costiera di epoca medievale situata alla foce del Pecora, non è rimasta traccia
Numerose sono inoltre le testimonianze archeologiche di epoca antica disseminate nel territorio della frazione: tra le varie si trovano una tomba alla cappuccina, risalente al III secolo a.C. e rinvenuta nel 1956; un insediamento della tarda età del Bronzo, rinvenuto a 500 metri dal mare, i cui reperti (soprattutto ceramiche) sono esposti al museo archeologico del Puntone; e la villa romana del Puntone Vecchio, ruderi di un antico edificio classico risalente al I secolo a.C. e probabilmente in uso fino alla prima metà del III secolo d.C., situato poco a nord del porto in località Puntone Vecchio.[8][9] La villa è stata danneggiata dalla costruzione del canale artificiale a servizio dello stabilimento chimico e fatto costruire dalla società Montecatini nel 1962.

Nella frazione del Puntone è situato il museo archeologico di Portus Scabris (MAPS), allestito tra il 2009 e il 2010 nei locali dell'ex casello idraulico allo scopo di ricostruire, attraverso i reperti archeologici rinvenuti nelle campagne di scavo del 2001, la storia dell'antico scalo frequentato sin dalla fine del III secolo a.C. e poi abbandonato in età moderna.

La frazione è costituita dai nuclei dei due centri abitati di Puntone e Portiglioni, che si sono ritrovati saldati in un unico centro in seguito alla realizzazione del porto turistico, che è andato ad urbanizzare il tratto costiero che li divideva. Puntone costituisce il centro della frazione e ha avuto origine nel punto dove il Pecora si immette nel padule, e dove era stato realizzato il casello idraulico a controllo dell'area umida. Portiglioni invece era a parte più a sud, in direzione della cala di Terrarossa, dove si trovava il centro in epoca medievale e in epoca contemporanea furono qui realizzati i piloni a mare per il carico della pirite. Mentre la località di Portiglioni andò incontro ad un progressivo spopolamento, quella del Puntone, nella seconda metà del XX secolo, si sviluppò significativamente, anche da un punto di vista turistico. Nel censimento Istat del 2011 le località sono considerate per la prima volta come un centro abitato unico, anche se erroneamente il toponimo indicato è quello di Portiglioni, anziché Puntone, nome ufficiale della frazione.
Il Puntone di Scarlino, antico centro industriale e commerciale, è oggi una località balneare rinomata del litorale grossetano, conosciuta per le sue spiagge e per l'attrezzato porto turistico, il principale approdo a servizio della zona settentrionale della provincia di Grosseto. Il porto viene anche spesso considerato come il porto della città di Follonica, che non possedendo un ormeggio nel proprio territorio comunale, utilizza quello del Puntone, da cui dista solamente 4 chilometri. Dal porto, inoltre, veleggiando sotto costa, è possibile raggiungere le suggestive calette delle Bandite di Scarlino, famose anche all'estero per le loro acque limpide e sabbie cristalline: Cala di Terra Rossa, Cala Le Donne, Cala Martina, Cala Violina, Cala Civette.

SCARLINO SCALO

Scarlino Scalo è una frazione del comune di Scarlino.
La frazione costituisce il centro abitato più esteso e popolato del comune, ed è quindi dotata di numerosi servizi.
Situato nella piana del fiume Pecora, alle pendici del monte d'Alma sotto il borgo collinare di Scarlino, si sviluppa a ridosso della via Aurelia e della ferrovia Tirrenica. Dista circa 6 km dal centro comunale e poco più di 38 km da Grosseto.
Scarlino Scalo si presenta come un moderno centro abitato, sviluppatosi a partire dal XIX secolo nella piana del Pecora intorno alla stazione ferroviaria, scalo del borgo di Scarlino, che invece sorge sulle propaggini del monte d'Alma.
La frazione è nota poiché nell'estate del 1849, Giuseppe Garibaldi, in fuga dalle guardie pontificie, vi si rifugiò ospite di Angiolo Guelfi a Palazzo Guelfi. Il 2 settembre, con l'aiuto di alcuni patrioti maremmani della zona, riuscì a raggiungere la spiaggia di Cala Martina oltre i boschi delle Bandite di Scarlino e si imbarcò su di un peschereccio alla volta di Porto Venere.

  • Chiesa della Madonna delle Grazie, chiesa parrocchiale della frazione, è stata inaugurata e consacrata il 13 maggio 1984, con parrocchia già istituita nel 1976. La parrocchia della Madonna delle Grazie conta circa 1 350 abitanti.
  • Cantiere di smistamento piriti, principale nodo strategico del sistema di teleferiche che interessavano l'intero comprensorio delle Colline Metallifere grossetane, accoglieva presso la struttura tutto il minerale estratto dai pozzi di Niccioleta, Boccheggiano e Gavorrano, per poi provvedere alle attività di smistamento e spedizione.] Una prima teleferica fu costruita a Scarlino Scalo nel 1909 dalla ditta Ceretti&Tanfani di Milano, per volere dell'azienda Montecatini, come punto di arrivo della calcopirite dalla miniera di Boccheggiano, mentre il vero e proprio cantiere fu realizzato nel 1911 per accogliere anche la nuova teleferica da Gavorrano. Dal 1919 il cantiere fu collegato anche con il punto di imbarco di Portiglioni. Inizialmente, la struttura originaria era composta da tralicci di legno, ma fu distrutta in seguito ad un incendio nel 1926 e ricostruita in cemento e ferro nel 1930, con l'ampliamento del sistema di teleferiche dopo l'apertura della miniera di Niccioleta. Il cantiere di Scarlino Scalo fu il principale centro di smistamento piriti della Maremma, arrivando a smistare una media di 50 tonnellate di minerale l'ora. Con la progressiva dismissione del sistema mineraria grossetano, le teleferiche cessarono le attività il 12 settembre 1968, ed il cantiere sostituito da un nuovo stabilimento di riduzione delle piriti, che era stato inaugurato nel 1962 in località Casone. La struttura costituisce oggi un importante esempio di archeologia industriale, in quanto ancora visibile, seppure in stato di abbandono, nei pressi della stazione ferroviaria]
  • Casello idraulico di Scarlino Scalo, costruito nel 1905, si presenta come una tipica costruzione che riflette l'eclettismo architettonico dei revival dei primi del Novecento. È oggi utilizzato a scopi residenziali.
  • Palazzo Guelfi, situato poco fuori dal paese lungo la strada provinciale 152 Vecchia Aurelia, si tratta di un imponente edificio ottocentesco che era di proprietà della famiglia Guelfi ed è stato proclamato monumento nazionale italiano poiché è stato rifugio di Giuseppe Garibaldi nell'estate del 1849. Aiutato da Angiolo Guelfi e, fra gli altri, dai fratelli Lapini, a fuggire dalle guardie pontificie, qui soggiornò ed infine fuggì a Porto Venere imbarcandosi da Cala Martina. Al suo interno sono conservati carteggi e lettere scritte da Garibaldi, e un sigaro appartenuto al patriota nizzardo che si dice non fece in tempo a fumare prima della sua fuga.